Rino Gaetano-Mio Fratello è figlio Unico

Mio fratello è figlio unico
perchè non ha mai trovato il coraggio
di operarsi al fegato
e non ha mai pagato per fare l’amore
e non ha mai vinto un premio aziendale
e non ha mai viaggiato in seconda classe
sul rapido Taranto-Ancona
e non ha mai criticato un film
senza mai prima vederlo

mio fratello è figlio unico
perchè è convinto che Chinaglia
non può passare al Frosinone
perchè è convinto che nell’amaro benedettino
non sta il segreto della felicità
perchè è convinto che anche chi non legge Freud
può vivere cent’anni
perchè è convinto che esistono ancora gli sfruttati

mio fratello è figlio unico
sfruttato represso calpestato odiato
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
deriso frustrato picchiato derubato
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
dimagrito declassato sottomesso disgregato
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
frustrato derubato sottomesso
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
deriso declassato frustrato dimagrito
e ti amo Mario
mio fratello è figlio unico
malpagato derubato deriso disgregato
e ti amo Mario

 

di nuovo auguri!

il tempo vola e a me questa cosa fa poco giù. mi pare passato un secondo da quando, a gennaio 2007 aprivo per la prima volta il blogghino, che aveva un altro vestito e un’altra faccia (che ancora un pò mi manca…).

e mi pare passato in un soffio tutto quanto c’è nel mezzo.

ma so ist das Leben e va bene così.

vi auguro un 2013 che possa contenere tutti i vostri desideri più belli, perchè la cosa migliore dello scorrere del tempo è fare progetti, vederli realizzarsi poco per volta e guardarsi indietro con soddisfazione.

auguro quindi a tutti noi di camminare nel tempo al passo dei giorni, senza fretta ma con la voglia sempre di andare avanti, verso cose nuove, nuove mete, nuovi desideri, nuovi sogni.

un bacio grande a tutti e felice 2013!

Bruno Lauzi – Amore caro, amore bello – ITmYOUsic

Sincera
come l’acqua di un fiume
di sera
trasparente eppur mi sembri nera
amore caro
amore bello
non ti voglio più.
Ho visto
cattedrali di luce nel cuore
troppo sole può fare morire
amore caro
amore bello
non ti voglio più.
Un uomo? … Ma chi è
non dire che assomiglia a me
le mani… non le ha
oppure sì
e poi cos’ha?
Io muoio
io se lascio te son solo
ma insieme a te
io vedo che un fantasma c’è.
Ma cosa accade
tu non parli e non piangi stasera
come un bimbo mi guardi severa
io soffro tanto
tanto ma tanto
non ci credi
eppure forse hai ragione
che strano
d’improvviso mi sento arlecchino
rido ballo e ti prendo per mano
amore caro
amore bello
amore mio.

Un master di giornalismo o le tette

Oggi ho incontrato una studentessa di una scuola di giornalismo.
Quando incontro qualcuno che studia giornalismo provo un grande sconforto. Di fronte a persone così provo un enorme imbarazzo e sento il mio ego scindersi in due. Non so come comportarmi. Potessi girerei i tacchi e me ne andrei. Però purtroppo mi ci caccio io in certi dialoghi, quindi me ne devo assomure la responsabilità. Le vedi, o gli vedi, perchè spesso i  ragazzi che studiano giornalismo non sono meno disincantati.
“Mi piace scrivere, vorrei fare la giornalista”. “Sono stata al festival di Internazionale e ho deciso di fare la giornalista”.
“Il mio idolo è Marco Travaglio”. Leggono il Fatto, La Repubblica, il Corriere, Internazionale, sognano di fare gli inviati all’estero, in zone di guerra, o di condurre indagini sulla mafia. Sai che le prospettive non sono quelle, o che – a meno che non paghino loro per andare in zone di guerra – prima dovranno percorrere un pò di strade nettamente meno stimolanti (per loro.)
Dunque le situazioni quando incontri il/la studente/essa di giornalismo sono le seguenti:

A) Da una parte si sente una risata luciferina, cinica e spietata, come quella di Vincent Price alla fine del video di “Thriller” di Michael Jackson: so che quella ragazza vive in un mondo di sogni e che in circa due anni di tempo si troverà in un inferno da cui non se ne esce,  “Se non da morti” come direbbero in “Boris”.

B) Dall’altra, invece, mi viene un senso di “pietismo”. Cosa fare? Spezzare subito il suo sogno dicendole “Oh poverina, mi dispiace tu abbia sbagliato. Il mondo lì fuori è una merda, non ti conviene se non ne sei proprio convinta e se non hai il culo parato. Sappi che sei ancora in tempo per fare molte altre cose”.
Si rischierebbe così di fare la figura del moccioso delle elementari che dice alle compagne di classe che Babbo Natale non esiste. Non ha torto, è la realtà, ma se uccidi il sogno cosa resta?
UN MASTER DI GIORNALISMO O LE TETTE

Poi, dopo essermi fatta una bella scorpacciata di fatti altrui (deformazione femminile), il senso di realismo torna. Inizio a pensare a me, alle mie tasche, al mio tempo libero, vuoto, alle relazioni con gli amici.
Poi però apri gli occhi, vedi che lei non è certo bellissima, ma non è neanche un cesso, anzi. E lei starà al gioco quel che basta per farsi avanti e superare gli ostacoli. Perchè la priorità dei sessi va sempre bene, eh, “Se non ora quando” etc etc. Però quando trovi gli uomini affamati sai come sfruttarli, e sai come la competizione diventi scorretta. Poi, una volta entrata, confrontandosi con un mondo essenzialmente “maschile”, sarà ancora più semplice. Se non ci sono motivi di rivalità con le fonti femmina sarà abbastanza facile. Le riconosci in poco tempo quelle predisposte.

Quando Londra voleva la sua Tour Eiffel

QUANDO LONDRA VOLEVA LA SUA TOUR EIFFELQuella della Tour Eiffel è una storia nota a tutti: fu in occasione di un concorso per l’Esposizione universale sul Champ-de-Mars che un ingegnere, Gustave Eiffel, fece assemblare in meno di due anni una massiccia struttura di putrelle metalliche, inaugurata il 31 marzo del 1889 per festeggiare il centenario della Rivoluzione francese e destinata, in prima battuta, alla demolizione assieme ai restanti edifici dell’Expo, tuttavia preservata – quella bonne idée! – per l’utilità scientifica che avrebbe garantito.
Artisticamente accolta con scetticismo (pare per via del suo aspetto “utilitaristico”), la torre divenne, sin dalla fine del 19° secolo, la quintessenza architettonica della Città delle luci, inamovibile baluardo di innovazione strutturale e grandeur française, coi suoi 300 metri di altezza e le 7,500 tonnellate di ferro e acciaio.
Ed appena tre anni dopo la sua inaugurazione, in un’altra capitale,  a Londra – udite, udite – fu sponsorizzato un concorso per la creazione del corrispettivo britannico della torre parigina: a pensarci fu una società inglese, la Tower Company, che raccolse una settantina di proposte progettuali presentate da svariati Paesi  (Stati Uniti, Canada, Germania, Svezia, Italia, Austria, Turchia e Australia): bizzarri disegni ricalcanti  l’estetica del piano originario, con dimensioni accresciute.
La proposta premiata, inoltrata dal trio Stewart-Mclaren-Dunn (figura No. 37) e modulata su una pianta ottagonale  e un corpo centrale ospitante padiglioni, teatri e ristoranti, superava la Tour Eiffel di circa 215 metri: gli onerosi finanziamenti richiesti e le mancate sovvenzioni pibbliche, tuttavia, unitamente agli squilibri di proporzione fra altezza e basamento, determinarono uno stallo nei lavori di implementamento del progetto e portarono alla demolizione della torre (inaugurata, incompleta, solo cinque anni prima).
E se l’opera di Gustave Eiffel detiene tuttora il suo primato a Parigi, rimirata come la più imponente e rappresentativa struttura dell’intera nazione, nella capitale inglese il vetro l’acciaio e le costruzioni sperticate hanno acquisito, col tempo, un peso sempre maggiore, come testimonia l’ultima crerazione di Renzo Piano, The Shard – 1.016 piedi verso il cielo e una vaga reminescenza, nella silhouette, della forma piramidale della Torre Eiffel – l’edificio più alto del Regno Unito e dell’Europa tutta.

Londra o Parigi?
Puor moi, devinez.

QUANDO LONDRA VOLEVA LA SUA TOUR EIFFEL 2

QUANDO LONDRA VOLEVA LA SUA TOUR EIFFEL 3