ATLETISMO – Gruppi Militari

ATLETISMO Ci penso da molto e a dir la verità tanto è già stato scritto su questo argomento: l’atleta professionista in Italia, ovvero l’atleta militare.

In Italia, come anche in altri paesi, esiste la possibilità di arruolarsi nei gruppi sportivi delle diverse forze militari potendo così svolgere la professione d’atleta, nella propria disciplina, percependo un regolare stipendio senza però dover svolgere le mansioni proprie dei militari.

Teoricamente è una grande possibilità, in quanto permette appunto di allenarsi serenamente e con costruttività, senza la preoccupazione di una occupazione da costruirsi per il dopo carriera sportiva. Gli intenti sono quelli di far crescere ed esprimere al meglio quegli atleti che promettono di poter raggiungere livelli interessanti a livello nazionale e/o internazionale.
Un punto di partenza.

In realtà, stando alla percezione comune, oggi il gruppo sportivo militare è spesso visto come un punto d’arrivo per i più. Arrivo inteso come possibilità di svolgere l’attività che ci piace senza doversi preoccupare dell’aspetto economico della vita quotidiana.
Se non da subito, con gli anni spesso si perde di vista,  e ciò non unicamente per malafede ma a volte anche per cause di “forza maggiore” (come può essere uno o ripetuti infortuni), l’obiettivo primo che dovrebbe essere appunto il migliorarsi, il fare quel salto di qualità che permette di elevarsi da atleta di interesse nazionale ad atleta che ha fame di risultati.

Ho generalizzato in questa prefazio, ma posso assicurare che prima di addentrarmi in questo argomento spinoso, ho analizzato, un bel pò di dati (un centinaio circa nel panorama degli atleti militari donne, prendendo in considerazione la loro crescita dal momento dell’arruolamento ad oggi, le ultime due stagioni agonistiche e i criteri di ingresso e conferma nel gruppo sportivo militare).

C’è da dire che prima di iniziare a tirar giù un pò di dati, mi raffiguravo una situazione molto più “straziante” per la percezione che avevo avuto in questi ultimi anni dai risultati che vedevo ottenere. In realtà su 90 atlete militari prese in considerazione, i casi “scabrosi” che ho rilevato sono “solo” 7: atlete cioè che ad oggi risultano ancora arruolate nei g.s. ma che nel biennio 2012-2013 non hanno ottenuto risultati validi per il mantenimento dello status in oggetto. Per qualcuna, non sono neanche riuscita a capire per quale sorta di colpo di fortuna (perchè altro non può essere stato) sia potuta finire arruolata.

Perchè ovviamente, per diventare atleta militare ci sono dei parametri così come per confermarlo di anno in anno (almeno in teoria): come si legge un pò ovunque, per riuscire ad entrare in un gruppo sportivo militare bisogna essere atleta di interesse nazionale, per mezzo del raggiungimento di 950 punti secondo le tabelle di Punteggio Fidal (ad oggi edizione 2007); oltre a questo, di solito nei vari bandi è specificato che concorreranno ad apportare titoli aggiuntivi Titoli Italiani vinti nelle rassegne nazionali ed eventuali convocazioni in nazionale. Per confermare lo status di atleta militare anno dopo anno, occorre confermare il punteggio di 950 punti nell’anno in corso o nell’anno precedente la conferma.

Questo è già il primo controsenso: se ci si prefigge come obiettivo dell’ingresso nel g.s.m., com è giusto che sia, la crescita e il miglioramento del talento, come può essere che siano più restrittivi i criteri di ingresso piuttosto che quelli di conferma? sarebbe più logico a mio avviso che eventualmente fosse data la possibilità di entrare e quindi di provarci ad un bacino più ampio di atleti e magari poi restringere le maglie dopo una o due stagioni, premiando solo coloro che veramente hanno sfruttato l’occasione per fare il salto di qualità. Mi viene in mente, ma anche solo a titolo di provocazione, che potrebbe essere chiesta una conferma a piramide: ingresso a 950 punti, conferma a 1000 punti nei due anni successivi, riconferma a 1050 punti negli ulteriori due anni.

La mera conferma a 950 punti è a mio avviso un tantinello ridicola: 950 punti corrispondono a risultati di scarsissima rilevanza internazionale e in alcune specialità di velocità, ci sono fino a 30 atlete in Italia che li raggiungono. Va un pò peggio in specialità più tecniche ma comunque la media è superiore ai 10 atleti per specialità, a fronte dei 3 o 4 che realmente sono atleti militari e che talvolta sono sopravanzati da atleti facenti parte società civili.

Vado a memoria, in atletica l’accesso al gruppo sportivo militare per quanto riguarda le donne era un pò più selettivo; quantomeno le atlete militari erano veramente poche e generalmente erano atlete che prendevano parte sistematicamente ad manifestazioni internazionali: ricordo Nadia Dandolo e Maria Guida sui prati, Roberta Brunet (bronzo olimpico ad Atlanta 1996, tra l’altro arruolata successivamente a questa medaglia se non ricordo male), Elisabetta Perrone e Rossella Giordano nella marcia e forse poche altre che non ricordo.
Nel triennio 1998-1999-2000 c’è stata la prima apertura significativa al mondo femminile con la formazione delle squadre complete di Forestale e Fiamme Oro (Polizia di Stato) seguita nel biennio 2002-2003 con l’apertura di Fiamme Azzurre ed Esercito.
Fiamme Gialle ed Aeronautica invece hanno mantenuto un profilo un pò più basso, arruolando nel corso degli anni solo coloro, in campo femminile intendo, che ritenevano avere serie possibilità di raggiungere partecipazioni nelle massime rassegne internazionali.

Ho potuto notare che nel corso degli anni, si è abbassata sensibilmente l’età di arruolamento: se all’inizio la media si aggirava attorno ai 22-23 anni, adesso si arruolano atlete sempre più giovani, a volte, appena raggiunta la maggiore età, dopo aver ottenuto qualche risultato importante a livello giovanile. Questo è secondo me uno dei primi errori: il risultato fenomenale in giovane età secondo me dovrebbe tener conto, oltre che dell’indubbia predisposizione al talento, anche del fatto che esso può essere falsato da uno sbilanciamento nella crescita del soggetto (ancora più in campo femminile) e a volte anche da una “cattiva” gestione della progressione dell’intensità d’allenamento, cosa che porta nella maggior parte dei casi all’infortunio. Dico ciò e sono supportata dall’osservazione dei dati che ho preso in considerazione: in un g.s., nell’ultimo biennio sembrerebbero entrate 5 atlete, 4 delle quali hanno immediatamente subito infortuni (qualcuna credo lo fosse già prima dell’arruolamento) e anche se ad oggi sono comunque in regola per far parte della squadra, per il cittadino che paga le tasse e mantiene anche questa porzione di inquadrati statali, non credo sia una gran pubblicità.

Delle 90 atlete prese in considerazione, una quarantina sono quelle che sono riuscite a crescere in maniera significativa fino a raggiungere il consolidamento di un valore spendibile in campo internazionale. Oltre a diverse velociste che sono spendibili anche nelle staffette e quindi hanno maggior possibilità di raggiungere la partecipazioni alle più importanti manifestazioni internazionali, ce ne sono diverse, ad essere sincera per lo più mezzofondiste, che da atlete “normali” hanno saputo sfruttare al meglio l’occasione e raggiungere grandi risultati. Nelle quaranta poi c’è tutta una serie di elementi che già nelle categorie giovanili ottenevano risultati di rilievo e che hanno saputo crescere e confermarsi. Le altre cinquanta?

Le altre cinquanta sono elementi che si accontentano della sufficienza. Fanno il loro compitino giusto per essere in regola e poi, vuoi perchè soffrano di qualche patologia, vuoi perchè hanno perso lo stimolo giusto, vuoi per una sorta d’appagamento generale, mirano ai 950 punti per tutta la stagione. Ora, non voglio troppo insinuare che ci sia totale malafede, a volte sono incapacità di provare e cambiare una qualche variabile della propria vita atletica, che sia ambiente, tipologia di allenamento o stile. fatto sta che questo non può e non deve essere lo spirito di coloro che sono “premiati” dal popolo italiano con uno stipendio che dovrebbe consentire loro il perseguimento di più alti obiettivi.

A mio avviso se si riuscisse a perseguire un obiettivo di vera meritocrazia per l’ottenimento e il mantenimento dello status di atleta militare, verrebbero meno anche tanti problemi relativi al Campionato di Società, perchè molti atleti “normali” tornerebbero alla società civili, come dovrebbe esser giusto. Del resto i 950 punti, come dicevo, sono un risultato che se uno ce l’ha nelle corde, è facilmente raggiungibile anche se non si ha tutta la giornata a disposizione per allenarsi.

Ovviamente per il salto di qualità serve altro. Che magari passa anche dall’arruolamento in un corpo militare, ma non solo da quello. Mi viene in mente Manuela Levorato che ha vinto medaglie europee facendo parte di un gruppo civile e che è poi stata arruolata come “premio alla carriera” quando ormai era in parabola discendente (purtroppo, a tutt’oggi una dei compitini), oppure Marzia Caravelli che ha fatto un grande salto di qualità qualche anno fa ed è tutt’ora sulla breccia, barcamenandosi tra mille difficoltà di una vita “civile”, salvo poi essere arruolata quest’anno in Aeronautica.

Riflessioni ce ne sarebbero tantissime da fare, molte di più di quanti potrebbero essere gli interventi pratici che potrebbero davvero cambiare le cose. Ma come spesso accade, grandi teste avrebbero le capacità per cambiare le cose, per essere giusti ma poi al momento pratico c’è sempre qualche interesse che smetterebbe di essere tutelato se le cose cambiassero e allora tutto viene lasciato così com è.

Concludo con questo video, che apparentemente non sembra essere attinente; ma è sintomatico di una mentalità, che guarda sempre al proprio piccolo e sicuro orticello come al giusto.

A presto, B.

 

Nico Desideri e Crescerai

Dint’ alluocchie de criature
nun te firm e guard bbuon
nun ce trov nient e mal
trov sulament o bben
nunn’esistne criature
cca so’ nat malament
so’ crisciut sfurtunat
cocc’ vot ‘ann sbagliat
e tutt’ l’ansia ca te rann
nel cammino della vita
tu suppuort e tir annanz
anche se sarai in salita
tutt ‘a forz ccà te rann
nasce sul a chistu bben
figliu mie

e crescerai
andrai lontano da me
ti sposerai
avrai una casa anche tu
lavorerai
comm’aggià fatt io pe te
e piangerai d’amore
se t’innamorerai
e crescerai
avrai dei figli anche tu
e soffrirai
nel tempo che invecchierai

/>
e pregherai
a Dio che guard pe te
quann a notte nunn ‘e vide riturnà

D’int alluocchie de criature
si te firm e guard bbuon
so profond comm ‘e ‘o mar
so cchiù bell e chistu ciel
quann stennen e manell
pe carcà na caramella
tu le riss tutt ‘o munn
è ‘vuò fa semb cuntent
e tutt’ l’ansia ca te dann
nel cammino della vita
tu suppuort e tir annanz
anche se sarai in salita
tutt ‘a forz ccà te rann
nasce sul a chistu bben
figliu mie

e crescerai
andrai lontano da me
ti sposerai
avrai una casa anche tu
lavorerai
comm’aggià fatt io pe te.