amami – paolo meneguzzi

Torna qui resta qui
fallo presto fallo adesso
giuro che d’ora in poi
non farò più passi falsi
però tu credimi se puoi perdonami
ci sono cose ancora da salvare
ci sono cose che il tempo
non cancellerà
nemmeno se lo vuoi

Amami amami
con un bacio con uno sguardo
con il sorriso degli occhi tuoi
Amami amami
so che è dura ma dammi l’aria
per farmi vivere ancora un pò

Torna qui resta qui
ti darò quello che desideri
anche se perderò
ciò che ho ti riavrò
adesso credimi se puoi aiutami
la verità è nascosta nel dolore
io sarò per te la luce che volvevi
ma tu ritorna qui

Amami amami
con un bacio con uno sguardo
con il sorriso degli occhi tuoi
Amami amami
so che è dura ma dammi l’aria
per farmi vivere ancora un pò

Io sono qui
adesso credimi se puoi aiutami
a capire come tu mi vuoi

Amami amami
con un bacio con uno sguardo
con il sorriso degli occhi tuoi
Amami amami
so che è dura ma dammi l’aria
per farmi vivere ancora un pò
Amami amami
con un bacio con uno sguardo
con il sorriso degli occhi tuoi
Amami amami
so che è dura ma dammi l’aria
per farmi vivere ancora un pò
Amami.

Artista: Popol Vuh
Titolo: Brothers Of Darkness
Album: Tantric Songs/Hosianna Mantra
Genere: New Age

DAVID LYNCH – THE BIG DREAM

DAVID LYNCH

Label: Sacred Bones / Sunday Best
Year: 2013

Similar to:
The Cramps – Songs The Lord Taught U
David Lynch – Crazy Clown Time
Angelo Badalamenti – Soundtrack from Twin Peaks

Era naturale e prevedibile che una mente vulcanica e poliedrica come David Lynch si mettesse prima o poi a fare musica sul serio; non era difficile indovinarlo perchè nessun altro musicista avrebbe potuto esprimere meglio di lui stesso il concetto di “lynchiano” in musica – nell’accezione che l’aggettivo ha assunto nel linguaggio comune.

David Keith Lynch, dopo 34 anni di carriera cinematografica, dieci lungometraggi, una miriade di cortometraggi e qualche lavoro televisivo – su tutti la celeberrima serie Twin Peaks – inizia nel 2011 la sua vera carriera musicale, con Crazy Clown Time, disco dai toni inquietanti, accolto in modo discordante dalla critica.
The Big Dream quindi, se escludiamo le varie collaborazioni ad esempio con Danger Mouse, Sparklehorse o con Angelo Badalamenti, è la sua seconda “vera” prova discografica – a 67 anni suonati – e segna un particolare cambio di rotta: vengono abbandonate quasi tutte le velleità elettroniche, che spuntavano qua e là in Crazy Clown Time, per abbracciare le desertiche sonorità tipiche del blues rock della tradizione americana.

Nonostante la musica del genio di Missoula sia parecchio sui generis, volendo a tutti i costi far paragoni, essa risulta molto simile a ciò che si otterrebbe facendo suonare del buon vecchio blues ai The Cramps.
Lynch stesso ha definito lo stile di quest’album “modern blues”, seppur di realmente moderno presenta quasi solo l’angoscia.
In realtà, anche l’analisi di questo LP diventa particolare, poichè ciò che ci si aspetta dalla musica del regista statunitense, a prescindere dal genere, è che essa abbia le caratteristiche necessaria per poter essere definita “lynchiana”.
Per una definizione del termine stesso, mi affido alle parole del mai dimenticato David Foster Wallace: “una definizione accademica di <<lynchiano>> potrebbe essere che il termine <<si riferisce ad un particolare tipo d’ironia in cui il molto macabro e il molto montano si combinano in modo tale da rivelare il perpetuo contenimento del primo all’interno del secondo>>. Ma come postmoderno o pornografico, <<lynchiano>> è una di quelle parole (…) che sono in definitiva definibili solo per come appaiono – ossia, lo si conosce quando lo si vede”.

L’esordio Crazy Clown Time era appunto un album decisamente lynchiano e sperimentale, ma ampiamente perfettibile; The Big Dream è semplicemente migliore sotto tutti gli aspetti, a partire dalla coerenza stilistica, fortissima in questo disco psych-blues, talmente rarefatto da risultare onirico e anestetizzante. Laddove la sua prima prova discografica risultava prolissa, la seconda è diretta e concisa, sia nelle sonorità che nelle asciutte liriche, e ovviamente meno sperimentale: ma non bisogna considerarlo un male, perchè in fin dei conti nulla è più inquietante e straniante di un “semplice” blues come Sun Can’t Be Seen No More, oppure di un pezzo alternativo rock come The Line It Curves, o della cover di Bob Dylan The Ballad of Hollis Brown.
Il limite forse più evidente di questo lavoro è forse la monotonia della voce nasale e processata di Lynch, che, se pur necessaria alla riuscita dell’opera, può stancare: la fantastica collaborazione con Likke Li (quella di I I follow…) nella bonus track I’m Waiting Here – pezzo perfetto per una serata alla Roadhouse di Twin Peaks – avrebbe potuto essere estesa ad altre tracce per alleggerire l’insieme, ma pazienza, non è un dramma.

Sarebbe riduttivo dire soltanto che questo album potrebbe fungere perfettamente come colonna sonora di un film del suo compositore, perchè The Big Dream è un vero e proprio film senza immagini, le quali devono essere partorite dal nostro impero della mente, proprio come i passaggi apparentemente confusi o mancanti nelle trame delle fatiche cinematografiche di David Lynch.

Recommended tracks: The Line It Curves, I’m Waiting Here.

Mi è semblato di vedele

MI è SEMBLATO DI VEDELE

 

Ieri sera tra l’usco e il busco ho visto una coda nera, proprio lì, tra la menta, il basilico e il rosmarino.
Non era uno dei miei gatti, sossicura: uno è grigio e l’altro, quello nero, non ha la coda. L’ha persa in un incidente sul lago, roba vecchia.
Poi era qualcosa di più piccolo dei miei gatti, per un momento ho pensato a una pantegana. Poi ho riso da sola: ma no, cosa ci fa una pantegana a casa mia? Una lucertola no, era troppo grossa. Dico questo perchè qualche tempo fa l’avevo vista la lucertola, piccolina. Ma non poteva essere lei, per essere una lucertola sarebbe stata enorme. Non poteva nemmeno essere il gatto dei vicini, è bianco e rosso e poi è il doppio di Strillo, per dire: un bue-gatto.
Con tutti questi gatti è difficile che ci siano pantegane o topi o ratti a casa mia.
Scoiattoli? No. Ghiri, talpe, furetti? Ma no. Ermellini? Ma dai.
Volpi? Eh. Nutrie? Siamo seri, sù.
E però quella là era una coda nera mica male.
Sono una donna coraggiosa, si sa: sono andata a vedere. Ho fatto pianissimo, sono andata avanti senza far rumore e ho guardato.
Era un uccello. Non saprei dire che tipo di uccello, me ne intendo poco, ma aveva la coda nera, lo confermo e son sicura. L’ho guardato. Si è infilato tra i vasi senza paura, non è volato via. E’ scappato a piedi.
Mi è sembrata una cosa buona

Una Storia Che Vale.wmv Laura Pausini

Che cosa ha lei che io non ho
che cosa ha più di me
sto cercando una ragione, anche se alle volte sai non c’è
ero qui, eri qui
ma poi non è andata sai proprio così
e una vita sola non può bastare
per dimenticare una storia che vale
nei tuoi occhi che mi stanno a guardare, non dimenticare
è difficile per me imparare a vivere,
senza abbandonarmi al mio presente
inaspettatamente senza te
ero qui, eri qui
parlarne adesso non ha più senso o forse si
perchè una vita sola non può bastare
per dimenticare quanto si può amare
al tuo nome e alla tua voce pensare
senza farmi male
e una vita sola non può bastare
per dimenticare una storia che vale
ogni minimo particolare, non dimenticare, non
dimenticare
eh, eh, eh…
ero qui
(che cosa ha lei che io non ho)
eri qui
(che cosa ha più di me)
sto cercando una ragione
(parlarne adesso non ha più senso o forse si)
Per che una vita sola non può bastare
per dimenticare come si può amare
quanto sole che si può attraversare
senza farci male
E una vita sola non può bastare
per dimenticare ogni particolare
nei tuoi occhi che mi stanno a guardare,
non dimenticare, una storia che vale
eh, eh, eh…

 

 

Artista: David Bowie
Titolo: Rebel rebel