Jannacci – Ho soffrito

T’ho vista che era sera
davanti a un cinema
sembravi proprio vera
son stato lì a guardar

t’ho scritto un bigliettino per dirti del mio amor
risposta mai non giunse capir non so il perchè

uuuu

ho soffrito per perchè non s’è capito niente
(niente)
ho soffrito perchè
adesso un altra c’è
adesso un’altra c’è

t’ho visto un’altra sera
correvi dietro a un tram
(28)
corrive troppo forte son stati lì a guardar

ho chiesto a mio cugino (aristide)
di scriverti per me
risposta mai non giunse
qualche difficoltà

uuuu

ho soffrito per perchè non s’è capito niente
(niente)

ho soffrito perchè
adesso un altra c’è
adesso un’altra c’è

ho soffrito per te
ma ti perdonerebbi
ho soffrito per te
che ti hai prenduto me
che ti hai prenduto me

ho soffrito tanto
ho soffrito tantissimo che non mi ricordo neanche più
non farmi più soffriggere.

Ma chissenefrega?

Com’è bello alzarsi la mattina e accendere la tv per cercare di svegliarsi. Lo faccio raramente, perchè solitamente preferisco dilungarmi un pò tra le lenzuola che sanno di sonno, per il puro piacere di prolungare il mio viaggio notturno dal quale ritorno sempre con grande tristezza. Ed è così bello, così bello, che quando poi mi decido a premere il pulsante di quell’affare ultimamente particolarmente ributtante, mi cadono le braccia. E non solo.

Così oggi ho deciso di lanciare il ma chissenefrega day. Il concetto è piuttosto semplice e chiaro: dire chissenefrega ad un bel pò di rompimenti più o meno classici, più o meno sopportabili, più o meno insopportabili. Io ho deciso di farlo con una lunga lista di chissenefrega, e ho intenzione di onorarla interamente, perchè, in ossequio alla politica del non fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a te stesso, nonchè a quello del: metti la mano nel mio piatto e vedrai come ti rincorro con il forcone, mi sono stancata di alcune cose e mi sento di aprire la finestra per buttare giù una volta per tutte. Vado con la mia lista:

1. Silvio Berlusconi, in quanto presidente della Fininvest dovrà versare un maxirisarcimento da 560 milioni di euro alla Cir per il lodo Mondadori.
Scusate, ma se già a me interessava ben poco del premier, mi spiegate perchè oggi dovrebbe interessarmi questa triste ed umiliante soap opera a sfondo economico che sta tenendo banco nel nostro paese? Cosa sono per lui 560 milioni di euro!!! pagali e zitto. Un bel macchissenefraga ci sta tutto.

2. Dopo 14 anni insieme, la band White Stripes si scioglie. ciò dopo la separazione di Jack e Meg White.
Considerando che di loro non conosco una canzone e che mi tocco ogni volta che vedo un loro video, visto che le ultime due volte sono scivolata con fragore a terra ogni volta che mi è capitato di ascoltarli, vi pare che mi possa interessare che la mitica coppia si sia separata? E va bene, si separano. Non so come, ma ho proprio la netta sensazione che, malgrado questo terribile colpo al cuore, io resisterò. Ma chissenefrega che Jack White se ne va per i fatti suoi?

3. Sembra sia giunto il momento di mettere fine al rapporto che lega la Gialappa’s Band al Grande Fratello. I tre gialappi hanno comunicato al loro pubblico che non intendono rinnovare il contratto con Mediaset per il prossimo anno. Posso urlare a squarciagola un bel: machissenefrega?

4. Quarto ma non ultimo, mi sento di dedicare questo spazio ad una persona senza la quale non sarei quella che sono oggi. E’ una persona che nel tempo ha accompagnato la mia infanzia, la mia adolescenza, quindi la mia età adultà, ed ancora oggi è presente, nel bene e nel male, lì, sempre più lì, indissolubilmente lì. Si tratta di Emilio Fede, senza il quale sarebbe impossibile anche solo immaginare di essere al mondo.
Posso dedicargli il mio più sentito machissenefrega, dal momento che riesce a credere ad un mondo nuovo governato da una politica vecchia?

Sono graditi i vostri macchissenefrega. Possibilmente, non nei miei riguardi.

i Camaleonti, Applausi – Live Concert

Applausi, di gente intorno a me,
Applausi, tu sola non ci sei,
ma dove sei? Chissà dove sei tu!
canta ancora, canta ancora perchè cantare
…canta ancora…
cantare ma perchè?
Se l’amore non c’è?

Applausi, oceano di mani,
ma le tue mani, non le vedrò mai più,
ho un nodo in gola, la voce mia sei tu,
canta ancora, canta ancora…
perchè cantare…
canta ancora, cantare ma perchè?
Se l’amore non c’è!, perchè cantare?
cantare ma perchè?, se il tuo amore più non c’è!
Cantare ma perchè?

Casa del Jazz: Andrea Biondi & Urban Tribe… I soliti ignoti

Venerdì 8 luglio, la Casa del Jazz presenta Andrea Biondi & Urban Tribe con il progetto, nato da un’idea di Andrea Biondi, “I soliti ignoti”, dedicato a Mario Monicelli. Una lente d’ingrandimento sul “Jazz italiano in bianco e nero”, visto anche con gli occhi della contemporaneità, facendo convivere filologicamente i temi più significativi di Piero Umiliani con divagazioni informali ed elettroniche. Il concerto evento vuole anche porre l’attenzione alla pellicola come documento di un’epoca, soprattutto dal punto di vista della mentalità e del costume: il miracolo economico in quel momento non ha ancora raggiunto tutti i ceti sociali-meno che mai il sottoproletariato. Il disegno della società che ne fuoriesce spiega meglio rispetto a tanti libri come erano l’Italia e gli italiani nel momento del boom economico, e di come, rispetto ai giorni nostri, non sia cambiato nulla… la storia di quella banda sgangherata parla di noi e di come il problema del lavoro e della precarietà sia più attuale che mai.

 

Casa del Jazz: viale di Porta Ardeatina, 67
Info: 06/704767 www.casajazzrosalia.it ingresso: 10 euro
Inizio concerto ore 21:00
Andrea Biondi, Vibrafono e Live Electronics
Andrea Gomellini, Guitar
Jacopo Terrazza, Electric & Acoustic Bass
Emanuele Smammo, Drums
Daniele Tittarelli, Tenor & Soprano Sax
Marco Conti, Tenor Sax
Elvio Ghigliordini, Bariton Sax

 

Guest: Salvatore Bonafede (L’Insolito Noto) Pianoforte
Massimiliano Graziuso (il solito ignoto) V. Recitante

 

Neumax

 

Simone Palma VJ set
Alessandro Quintino VJ set
Emanuela Scarpa VJ set

Pure poeta fu?

Si dice che questa fu l’espressione adoprata dal nostro Prof. di ‘Disegno’ (Storia dell’Arte?!) delle Superiori, il mitico G.F., per commentare una illustrazione di non so bene chi… era una illustrazione di un passaggio dell Divina Commedia… e ovviamente sotto il dipinto erano stati posti i versi del Padre Dante… me lo immagino, un pò curvo e nel gesto di aggiustarsi gli occhiali, esclamare nella sua profonda ingenuità e col suo accento salernitano: “Ah… pure poeta fu?”

…di certo non si trattava di una delle magnifiche incisioni (‘engravings’, se vi capita di leggerlo in inglese…) di Gustave Dorè, attraverso le quali un pò tutto abbiamo imparato ad immaginare gli episodi delle tre Cantiche… anche se è bene sapere che il nostro ha “ingravato” un pò tutti… dal Paradiso Perduto, al Don Quixote (“Chisciotte”…
proprio con “tte” nella versione di Guccini…)…l’Orlando Furioso e la Bibbia…

…ma oggi volevo parlarvi di un altro mio ‘Eroe’… anzi, mi sorprendo del fatto che ancora non sia finito su queste sconclusionate e singhiozzate pagine…

In queste ultime settimane è tornato a riempire le mie giornate…
e ancora spero presto in una occasione per poterlo condividere con qualche anima fortunata… Si tratta di Eduardo.

Sì… Eduardo… ‘De Filippo’ non c’è bisogno di aggiungerlo… del resto (per dirlo con le sue parole) dopo essere stato nominato Senatore a Vita da Sandro Pertini, a qualcuno che lo aveva appellato ‘Senatore’, rispose: “Per favore, non chiamatemi ‘senatore’… ci ho messo tanto a diventare solo ‘Eduardo’!”.

…delle tanto amate opere teatrali, confido di tornare presto a raccontare. Per oggi, una poesia (“Ah… pure poeta fu?”), che ho scoperto recentemente… La posto solo ora (in giornate travagliate assai…) perchè oggi mi è arrivato a casa il volume delle “Poesie” edito da Einaudi… così posso utilizzare il testo “ufficiale” (in rete ho trovato mille discrepanze e variazioni poco convincenti).

Ascoltiamola recitata da lui stesso:

‘A FENESTA (1947)

“E tengo na fenesta a pianterreno, c’affaccia int’ a na strada scanusciuta; cu n’aria prufumata, e na veduta, ca si t’affacce, nun t’ ‘a scuorde cchiù.

Si stonge ‘e buonumore, affacci’a mmare, e veco semp’ ‘o stesso bastimento ca parte chin’ ‘e fede e sentimento, e c’ ‘a bandiera d’ ‘a sincerità.

Parte sicuro, e nun arriva maje.
Quanno s’abbìa, s’abbìa c’ ‘o maistrale; ma ncòccia semp ‘o stesso tempurale, ‘o stesso maletiempo, e adda turnà!

Quanno senza speranza, e senz’ammore m’affaccio e vec’ ‘o stesso bastimento, nce mengo dinto ‘o core mio scuntento, e c’ ‘o mare ntempesta dico: <<Va>>.

Quann’ è bontiempo, ognuno è marenaro e se vulesse mettere a temmone…
C’ ‘o mare ncalma, tutte songo buone ‘e purtà nu vapore a passià.

Meèttece a buord’ ‘o bene ch’ ‘e vuluto, e tutt’ ‘o chianto amaro ch’ ‘e custato…
Nisciuno bastimento s’ è affunnato quanno c’ ‘e miso a buordo ‘a verità.

(E ho una finestra al pianterreno/ che si affaccia su una strada sconosciuta/ con un’aria profumata e una veduta/ che se ti affacci, non te la dimentichi più.

Se sono di buonumore, si affaccia sul mare/ e vedo sempre lo stesso bastimento/
che parte pieno di fiducia e sentimento/ e con la bandiera della sincerità.

Parte sicuro, ma non arriva mai. / Quando si avvia, si avvia col maestrale/ ma incontra sempre lo stesso temporale/ lo stesso maltempo, e deve tornare indietro.

Quando senza speranza e senza amore/ mi affaccio e vedo lo stesso bastimento/ ci metto dentro il mio cuore scontento/ e col mare in tempesta gli dico: <<Vai>>.

Quand’è bel tempo, ognuno è marinaio/ e si vorrebbe mettere al timone…/ Con il mare calmo, tutti sono in grado/ di portare una barca a passeggio.

Mettici a bordo il bene che hai voluto/ e tutto il pianto amaro che è costato… / nessun bastimento è mai affondato/ quando ci ho messo a bordo la Verità).

Ecco. Non penso servano molte parole per spiegare la semplice bellezza di questi pochi versi. Come sempre immenso nell’immaginare un bellissimo panorama (come quello del balcone di Ninuccia in “Natale in Casa Cupiello”) affacciandosi da una finestra che dà per terra, per di più su una strada deserta e secondaria. E quel bastimento che è sempre lo stesso… è solo il nostro umore che cambia… Come può non riuscire a vedere una nave sul mare in un tratto di strada, Lui che sapeva parlare da solo con “Il Professore” (nelle celebri sequenze di “Questi fantasmi!”)… o con lo Zio Nicole di “Le voci di dentro” (quello che sto rivedendo più spesso in questi giorni…), il quale si esprime solo attraverso i fuochi d’artificio, perchè
“[…] Non parla perchè non vuol parlare. […] Dice che parlare è inutile. Che siccome l’umanità è sorda, lui può essere muto […]”

(prendo il testo da “I Capolavori di Eduardo – Vol. I”, edito ancora da Einaudi, visto che “Cantata dei giorni pari” e i tre volumi
“Cantata dei giorni dispari” oggi si trovano difficilmente…)

Per concludere, e per essere fedele a me stessa (“[…] un uomo può ingannare gli altri, fingendo di essere cambiato, ma mai se stesso […]” dice Kevin Spacey – ‘Verbal’ Kint ne “I soliti sospetti”)…
scrivendo queste righe mi è tornato alla memoria un episodio di – cerco di ricostruire – poco più di 7/8 anni fa… quando ancora mi capitava di passare qualche serata davanti alla TV. Ospite di una delle infinite trasmissioni di Pippo Baudo (era lui?!),  nel periodo natalizio, Nino Manfredi, già alle prese con i mali che qualche mese dopo l’avrebbero condotto alla morte. Appariva molto stanco e un pò confuso… e insolitamente (a quanto ricordo io…) desideroso di raccontare delle cose belle che aveva fatto, quasi fosse consapevole, come un pò lo ero io, che sarebbe stata la sua ultima apparizione in pubblico… Accompagnato dalla moglie, raccontò (con la sua indimenticata parlata ‘romana’) cosa gli disse il regista Comencini quando lo volle per Geppetto nel celeberrimo “Pinocchio”:
“[…] Comencini mi disse: “Voglio te, perchè soltanto tu sei capace di parlare con un pezzo di legno”. Ma a me… sembrava…
a me sembra ancora, troppo […]

Applausi e lacrime.

Dedicato a tutte le amiche ‘napoletane’… e dintorni… e tutte le altre/gli altri preparatissimi amanti di Eduardo che ho scoperto in giro negli ultimi tempi